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Fedez e Htar Htet Htet: l’influencer va in politica

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Fedez e Htar Htet Htet: l’influencer va in politica

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La SWG in un sondaggio ha chiesto a un campione di intervistati cosa pensassero dell’ingresso di Fedez in politica. Ben il 27% degli intervistati appartenenti alla Generazione Z e il 24% dei Millennial lo voterebbe alle prossime elezioni.

I fatti ormai li conoscono tutti, quindi non mi soffermerò sui dettagli del caso Fedez del I maggio, né parlerò di politica in senso stretto o di censura. Voglio invece riflettere su quello che questo caso ha innescato a livello sociale.

Fedez e Htar cosa hanno in comune

Fedez e la sua consorte Chiara Ferragni già dall’anno scorso stanno portando avanti una serie di azioni – lodevoli, nulla da eccepire – che parlano alla pancia della gente, toccando temi sensibili e urgenti, accrescendo in tal modo un consenso di pubblico non indifferente. Azioni che vanno al di là delle proprie originarie professioni, verso una platea di pubblico giovane. Questo loro modo di parlare e di agire sta raggiungendo fasce di età che finora non avevano mostrato interesse su questi temi, riavvicinandoli per la prima volta dopo molto tempo.

In questi giorni – dall’altra parte del mondo – un’altra influencer ha trasformato la propria vita per sensibilizzare i suoi followers su temi importanti. Sto parlando di Htar Htet Htet in Myanmar, ai tempi attrice e miss, che ora incoraggia il suo popolo a lottare contro la dittatura nel suo Paese.

Cosa accomuna Fedez e Htar? Sono entrambi personaggi pubblici, un artista o un influencer, che si espongono di fatto politicamente (nel vero significato della parola) per portare avanti delle cause che invece non vengono prese in considerazione da chi invece dovrebbe farlo.

Un nuovo modo di comunicare

È forse una nuova strada per riavvicinare la fascia più giovane a temi che li coinvolgono direttamente? Forse. L’influencer diventerebbe il testimonial di un partito, di un movimento politico, e che si fa portavoce – aggiungere anche garante – degli obiettivi che altri poi metterebbero in pratica. E se in futuro, invece dei colori dei partiti, si guardassero solo i programmi? Una sorta di manifesto in cui si descrive nel dettaglio cosa si intende fare, si vota solo chi intende appoggiare quel particolare manifesta, senza nessuna casacca politica. Provocazione? Per questi nostri tempi, sì, ma bisogna guardare a chi viene dopo di noi. Sempre che la cittadinanza votante legga e comprenda i programmi.

Comunque vada, è un nuovo modo di fare comunicazione politica.

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